08 novembre 2013

Lady Gaga - Artpop: recensione album


Dopo un’attesa durata più di due anni, a causa dell’operazione all’anca della cantante che le ha fatto bloccare il tour mondiale e rimandare l’uscita del suo terzo disco, è arrivato ieri in Giappone e l’11/11 nel resto del mondo il nuovo progetto di Lady Gaga, la regina dei mostriciattoli.

Artpop, questo il titolo del nuovo lavoro che ha come ambizione di mescolare il pop all’arte, comincia la sua Era in pieno agosto con il singolo di successo apripista Applause. Settimana dopo settimana il singolo conquista pubblico e radio diventando non solo la canzone più passata nell’etere americano della cantante ma anche una delle sue più longevi in top ten mondiale.

Fin qui tutto bene, il progetto parte sotto i migliori auspici. La cantante come suo solito riesce ad attirare l’attenzione tra una baracconata fatta passare per arteh ed un ritorno alle origini dove mostrarsi come è realmente senza orpelli e costumi, na punkabbestia. Ad una settimana dal lancio del disco però arriva il colpo di scena, succede praticamente di tutto. Previsto da un pezzo il lancio di Venus come secondo singolo, grazie al successo di Do What You Want (singolo a suo dire promozionale) tutta la promozione viene scombussolata.


Il secondo singolo con tanto di video già pronto viene declassato a terzo estratto nonostante questa settimana sia entrato anch’esso nella top 20 americana, la cantante è dovuta tornare di fretta e furia a girare un altro video chiamando a sé Terry Richardson per partorire qualcosa di geniale e trainare le vendite il più possibile (anche se non penso riuscirà a farlo uscire entro l’11), il suo manager storico viene sfanculato per divergenze artistiche e tanto per non farsi mancare nulla viene anche performato in varie occasioni il singolo Dope (che tanto per cambiare balza in testa alle classifiche di vendite).

Insomma un carnaio che la metà bastava. E a quattro giorni dal rilascio del disco non se capisce na mazza, tanto che la sua casa di produzione ha prenotato un viaggio nello spazio dove la cantante si esibirà nel 2015. Se i risultati delle vendite saranno ottimi rifaranno anche il biglietto di ritorno altrimenti sarà un viaggio di sola andata e buonanotte al secchio.

Al momento possiamo stare tranquilli. Le previsioni di vendita della prima settimana americana, secondo Hitsdailydouble, la danno quotata a circa quattrocentomila copie (375 mila per la precisione) e la vedrebbero non solo primeggiare sulle varie put*an-pop ma sarebbe anche il miglior debutto femminile dell’anno. Briciole rispetto al milione e passa del precedente album ma è anche vero che questa volta l’album non è stato venduto a un euro o come allegato della qualunque pur di raccattare qualche copia in più.

Ovviamente questo album non è un capolavoro né l’album del millennio che tanto millanta la sua creatrice, ma nel genere pop riesce ad emergere dalla massa facendo un ottimo lavoro che sarà sicuramente apprezzato da molti, anche quelli come me che non amano particolarmente le influenze elettroniche. Un album coraggioso che sperimenta molto e che merita la promozione solo per questo.

Aura. Brano di passaggio dal precedente album al nuovo. Sperimentale e caotica, forse troppa carne al fuoco e sta bene dove sta. Singolo promozionale e colonna sonora di un film. Finale in crescendo – 6.5      

Venus. Sonorità futuristiche e ex secondo singolo ufficiale. Forse poco radiofonico ma che prende con gli ascolti grazie ad un ritornello martellante e sfacciato. Piccola perla da ascoltare per motivarsi a fare sport – 8

G.U.Y. Girl Under You. Canzone più popparola rispetto alle precedenti con un beat potente forse più digeribile dalla massa. Porcella quanto basta con un ritornello che ipnotizza – 7

Sexxx Dreams. Si arriva agli anni ’80 e si continua a parlare di sesso come nel precedente brano. Sussurri da 144 e ottimo brano riempi cd. Adorabilmente catchy – 7

Jewels N’Drugs. Qui la Germanotta si getta nel mondo Urban con tanto di collaborazione con vari rapper. Insomma una sorta di Triumphant alla Mariah Carey più sporca e con meno lustrini. Potente quanto basta ma rischia sia di deludere i suoi fan lontani anni luce da questo genere, sia di non avvicinare gli amanti del rap al suo mondo – 6.5

Manicure. Adoro! Parte col botto e una voce graffiante da far invidia a tutte le pu*tan-pop che si contendono il trono con lei. Energica e con un ritornello che ti entra in testa subito. Ce la vedrei bene come quarto singolo – 7.5

Do What You Want. La amo dal primo fottuto ascolto e la sua voce si sposa benissimo con quella di quel gran manzo di R Kelly. Un misto pop-rnb perfetto con un ritornello che non te lo togli dalla testa manco sotto tortura. Attendo con ansia il video – 9

Artpop. La canzone che dà il titolo al progetto è azzardata e sperimentale. Inizio perfetto e sound ipnotico. Ottima interpretazione ma la vedo dura come ipotetico singolo – 7.5

Swine. Adoro la sua voce graffiante e isterica. Adrenalinica e incazzata va a palla nello stereo. Per fortuna la versione fatta all’iTunes Festival è un lontano ricordo - 7.5

Donatella. Da una canzone dedicata alla Versace non si poteva aspettare che na frociata di proporzioni immani. E per fortuna non siamo stati delusi. Popparola e non banale, cosa che, viste le promesse, non era semplice da realizzare. Adesso aspetto il video col featuring – 8

Fashion! Parte bene ma si perde per strada. Will.I.am di solito è sinonimo di coattagine a profusione e invece qui si contiene ad un sound morbido e anni ’80. Raggiunge la sufficenza ma resta il brano più debole del disco – 6

Mary Jane Holland. Omaggio rockeggiante alla marijuana che serve a riempire l’album – 6.5

Dope. Prima ballad del progetto e dedicata ai suoi fans. Che dire, perla! Intensa, a tratti straziante ed emozionante come sempre quando si schiaffa al piano. Dovrebbe sfornarne di più così - 9

Gypsy. Va beh! Levate. Altra ballad anche se più energica rispetto alla precedente ma sempre intima ed intensa. Assolutamente da proporre come singolo, prima di Venus e Dope magari – 9.5

Applause. Amata da subito e che dopo mesi e mesi ancora non mi stanca e forse anche per questo ha avuto una longevità enorme. Trascinante e adorabile. Da mettere in loop continuo. Meritava molto di più dal punto di vista delle vendite e posizioni in classifica. Probabilmente uscito come secondo singolo avrebbe spaccato tutto e tutti – 9


In definitiva Artpop è un ottimo album creato da un’artista talentuosa e che ha voce. Geniale tanto sul versante musicale che su quello delle baracconate, Gaga mostra con questo nuovo lavoro che non soltanto non è morta e sepolta nel mondo musicale ma che ha tanto da dire. Si contraddistingue con forza dalla massa e resta unica nel suo genere. Flop o non flop, la si ama o la si odia, resta comunque una boccata d’aria fresca in questo piattume musicale.

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